mercoledì 2 gennaio 2008

Dagli astri d'Oriente

(da IL TEMPO DEL CANTO)

Del mio canto
L’eco ancora veglia
Sul tuo corpo
Sparso nell’anse
Che risalivo
Con le mani aperte
All’odorosa foce, dove
Labbra schiuse d’acque
Vergini cantavano galassie.

Ridono gemme sul tuo petto
E le braccia nude
Nel miraggio oscillano
Danzando tra le dune.
Leggera, come gazzella fuggi
Nel giardino segreto
Della donna di Salomone.

Ebbro dei tuoi aromi,
Sfido il Ghibli
Implacabile avido predone
Dalla frusta di fuoco.
Sotto il melograno
Nel plenilunio m'appari
Fresca, mite nuvola
E l’orecchio mi tocchi
Con versi d’amore,
Sfiori appena
Il plettro dell’oud,
L’armonia che nasce
Sa di miele e di latte,
La sua cadenza insiste,
Insieme alle mie dita
Sul tondo dei tuoi fianchi.

Sepolto hai il tempo
In battito di ciglia
E dal tuo sesso, beata, ripeti
Il moto inesorabile dell’onda
Che sale dalle belle reni
Alle cosce umide di luna.
Monta dagli abissi
Del mio ventre al tuo
La piena dei sensi
Già mutata in profondo tuono
Che presto cresce,
Raggiunge l'estremo acuto
Per caderti in abbandono,
Precipita più e ancora
E in agonia invoca
Il bianco fremere d’ali
Che le tue brune selve scuote
Fino l’ultima raffica.

Al grido, amore, tutta
T’inarchi e spieghi ai venti
Uno splendido vessillo.

Dentro te rinasco, e salgo
La torre d’avorio, dove
Mi specchio l’anima,
Da sempre impressa nella tua.

Dagli astri d’Oriente
Sul tuo nudo scendono
Quiete e petali di luce.

Anche l’Eterno ride.