sabato 22 dicembre 2007

Adamo

(da LAUDARIO, monologo)

Le ambite zolle del tuo grembo seppi
nuda carne d'una costola arare.

Fosti luce e respiro:
ci specchiammo al Fonte un'alba.

Ti amai, Eva,
quanto non bastano all'amore i sensi
ti amai.

Ma non ricordo più,
non ricordo di te il sorriso antico
che di tanta pace ancora cantava.

Giorno immemore ci rese stranieri.

Ma tu, ancora
risorgi al tepore del primo giorno,
Eva, se vivo rinasco al tuo volto
passione m'avanza e d'attesa muore....

Riflessi dal cielo strappato vidi
in deserti d'amore desolarsi
fossili fiori di pietra i cuori.

Non vedo in tutti che la mia follia.

L'età della mia carne sopravvivo,
fumanti rovine varco insepolte
d'Imperi spenti da conati di morte.

D'abisso in abisso, consunto tempo
sei urlo che precipita,
svapori in fumo la carne degli evi.

Alba, aura tradita Ti condannò
nella mia stessa carne a nascere, Dio.

E' in Te
l'uomo che non seppi d'essere.

mercoledì 12 dicembre 2007

Diluvio di luna

(da OLTRE LA SIEPE)

In questo svenarsi la luna
Anche tu un nido perdesti?

Distende,
Cui traesti voce, notte,
Una voce pallida
La luna: cade ripida
La sua veste e cresce
Intensa
Deposta ogni forma
Al suo odore di donna.

Tenera meta
Il canto svelami
Che t'appartiene
(S'espande ancora
Avido di quiete
E senza requie
Mi depreda).

giovedì 6 dicembre 2007

L’alba viola

(da OLTRE LA SIEPE)

L’acccusa del vento
E’ precisa. Scuote l’alba,
Riverbera, tuono viola
Sui ciottoli.

La città che i forzati
Del tempo – denaro
Chiamano eterna
Tornerà uguale a dirmi
Versi ottusi di clacson
Cellulari facs E-mail.
Il giorno correrà per molti
Su un video già riavvolto, spento
Da poco, insieme al sonno.

La strada m’interroga, verde neon
Ancora ferma in salita. Paziente
Sedimenta memorie di foglie
Ocra e resti bruciati di plastica.

Vivo, non ho certezze, solo
Vorrei tentare suoni e geometrie
Di parole in equilibrio.

L’ora cade ripida. Ognuno attende,
Eroe o pavido, di gettarsi,
Tra poco, nella mischia.

mercoledì 5 dicembre 2007

Nell'arco d'una sillaba

(da IL TEMPO DEL CANTO)

Sei qui, preziosa, a sciogliermi la notte
nelle labbra che sai avide radici
affondare in questo latte d'astri
e lasci scorrere tra le dita
il tempo del mio volto in cerca
eco di stagioni troppo aride.
Punta Vreca. Poca terra raccolta
tra rocce ed acque. Ricordi?
Ulivi fondevano gli azzurri
quando secco ci colpiva e acuto
amore, fitto di sguardi, ripido
delirio dalle ali d'avorio, forte
come il tuono dal fondo di conchiglie
e presto cresceva l'alto, sicuro
fermo orizzonte da cui dettavamo
gioia piena a tutta la costiera. Qui
lo stesso cielo nella mano aperta
reclini come eclissi che si compie,
ora che la tua voce asciuga dolci
memorie nell'arco d'una sillaba
o di una vita. Amore, intatto veglia
il grido del primo sangue, fragile
tempio dell'estasi. Ormai
non ho più dell'esule il respiro. Tu
conservi uguale nel viso
la luce appena mossa della luna.

Il cielo ultimo

(da LAUDARIO)

M’ascolti paziente,
covando la Tua voce
il mio silenzio, ora
che la sera su ogni foglia
distende il suo declino
e il cielo ultimo frana
lontane parvenze.

Altra ora asciuga il giorno,
altra notte da preda avanza:

come radice guadavo
il suo letto secco, ieri,
scaduto il sonno.

Mi conservi linfa, rivelando
d’un mattino il seno fecondo, Tu,
dei miei frutti avido.

Dischiuse, dal fondo di pozzo,
ali mi spaziano. Ascolta:
sono la mia voce, ormai.
Nuova.

Donna

(da IL TEMPO DEL CANTO)

Dissolta in suono caldo,
scalza, la sottoveste,

muovi lenta entro labili
penombre.

Già l'immagine
misuri d'Eva (solo preme
asciugarti la mia sete)

e dal suo canto fermo
fiera eco - intatta -
nelle mie vene affondi.

Sull'arco del fiato

(da OLTRE LA SIEPE)

Soffio nel flauto
Suoni
A cercare l’estremo
Lontano
Vibrante infinito
Che sembra
Allontanarsi ancora
In sferici orizzonti

Ogni nota
Attende sul leggio
D’essere l’ultimo
Buco nero
A inghiottire
Sempre nuove
Curvature d’emozioni
Senza più memoria

La melodia viaggia
Sull’arco del fiato
Flette sinuose illusioni
E si oblia
Nel continuo rodio
Degli interrogativi di tutti
Di sempre