sabato 22 dicembre 2007

Adamo

(da LAUDARIO, monologo)

Le ambite zolle del tuo grembo seppi
nuda carne d'una costola arare.

Fosti luce e respiro:
ci specchiammo al Fonte un'alba.

Ti amai, Eva,
quanto non bastano all'amore i sensi
ti amai.

Ma non ricordo più,
non ricordo di te il sorriso antico
che di tanta pace ancora cantava.

Giorno immemore ci rese stranieri.

Ma tu, ancora
risorgi al tepore del primo giorno,
Eva, se vivo rinasco al tuo volto
passione m'avanza e d'attesa muore....

Riflessi dal cielo strappato vidi
in deserti d'amore desolarsi
fossili fiori di pietra i cuori.

Non vedo in tutti che la mia follia.

L'età della mia carne sopravvivo,
fumanti rovine varco insepolte
d'Imperi spenti da conati di morte.

D'abisso in abisso, consunto tempo
sei urlo che precipita,
svapori in fumo la carne degli evi.

Alba, aura tradita Ti condannò
nella mia stessa carne a nascere, Dio.

E' in Te
l'uomo che non seppi d'essere.